Mentre programmavo il mio viaggio in Italia, nel Cuore delle Dolomiti, ero sicura di una cosa: dovevo provare le famose vie ferrate. Da buona amante della storia, ho divorato libri sulla storia delle vie ferrate e sulla loro importanza cruciale durante la Prima Guerra Mondiale.
La Prima Guerra Mondiale fu piena di brutali battaglie combattute sulle cime delle Alpi italiane. Ed ecco che mentre le truppe austriache e italiane facevano fatica a mantenere il controllo delle valli sottostanti, crearono le vie ferrate, cioè cavi e barre di ferro piantati sul fianco della montagna per permettere loro di scalare velocemente le ripide pareti. Mentre l’Impero Austro-Ungarico cercava di spostarsi più a sud in Italia, gli italiani lavoravano instancabilmente per proteggere la loro terra e il loro popolo.
Al giorno d’oggi, le vie ferrate hanno guadagnato una reputazione globale per essere un’attività divertente e accessibile per i cacciatori di adrenalina che potrebbero non avere le attrezzature e le abilità necessarie per l’arrampicata tecnica ma che vogliono provare l’ebbrezza di restare sospesi a centinaia di metri dal suolo ancorati al fianco di una montagna.
La mia prima via ferrata nel Cuore delle Dolomiti è stata la Sottotenente Mario Fusetti al Sass de Stria nel Passo Valparola.
Una ferrata piena di storia, che all’inizio ti guida per un facile sentiero tortuoso fra le trincee storiche e le vecchie strutture della Grande Guerra. Se guardi abbastanza attentamente, puoi persino trovare schegge e altri antichi manufatti risalenti a cento anni fa.
L’uso delle ferrate richiede alcune attrezzature, come un’imbracatura, un casco e una serie di moschettoni per assicurarsi di non cadere. Per il nostro gruppo, la guida ha anche usato una corda con cui ci ha legati per una maggiore sicurezza.
Ti muovi sulla parete della montagna, tra cavi fissi e scale, assicurandoti con le tue corde e imbracature. L’arrampicata stessa può variare tra l’essere incredibilmente difficile o al contrario un’escursione facile. Le vie ferrate possono essere di un’altezza di 50 metri a oltre 1.000 metri a seconda delle tue abilità.
Su questa particolare via ferrata, siamo saliti per quasi 200 metri prima di raggiungere la cima dove ci siamo tolti le cinture finendo poi la salita con una bellissima escursione storica fino alla cima della montagna, che ci ha portato attraverso trincee e passaggi stretti rimasti dalla guerra. La vista dall’alto era a dir poco mozzafiato, un’autentica bellezza dolomitica.
Nel Cuore delle Dolomiti troverai centinaia di vie ferrate e se stai cercando di farne alcune, puoi trovare guide o descrizioni dettagliate sui percorsi e sulle abilità richieste.
Una delle vie ferrate più impressionanti ti porta in cima alla Marmolada, la Regina, la cima più alta delle Dolomiti. Questa regione ha tanta storia ed è facile da visitare come turista. Puoi inerpicarti per la via ferrata verso l’alto oppure puoi prendere una serie di tre funivie per raggiungere la cima. La Marmolada ospita anche il Museo della Grande Guerra che descrive in dettaglio le difficili condizioni delle montagne durante la Prima Guerra Mondiale e mostra veri e propri reperti dai fronti di battaglia.
Il ghiacciaio della Marmolada ha a sua volta un valore significativo.
Durante la prima guerra mondiale, i soldati austriaci scoprirono che sarebbe stato più sicuro scendere nei crepacci del ghiacciaio dove potevano scavare gallerie e creare effettivamente un villaggio in miniatura sotto la superficie. Il loro piano ebbe un enorme successo e gli italiani non sapevano affatto dell’esistenza di questa “città di ghiaccio” fino a quando non finì la guerra. E oggi, mentre il ghiacciaio si sta ritirando, i reperti della città di ghiaccio riemergono ricordandoci del passato.
Le vie ferrate rimangono per me la miscela perfetta di avventura e storia, passato e presente, un must per chiunque abbia uno spirito avventuroso e voglia visitare nuove prospettive del Cuore delle Dolomiti.
Photo credits: Erika Clapp – Young Adventuress