Tacco e punta: Pio Colcuc il calzolaio di Colle

Amina De Biasio
Un passo dopo l’altro, ogni singolo giorno, le nostre scarpe ci accompagnano sui sentieri tortuosi delle nostre vite. Un oggetto importante, la scarpa, lo sa molto bene Pio Colcuc che da una vita fa il calzolaio a Colle Santa Lucia.
C’è stato un momento, qualche decennio fa, in cui avere un paio di belle scarpe fatte a mano e bene era un lusso che pochi si potevano permettere. Poi sono arrivati la produzione in serie, la grande industria e i prezzi al ribasso. Pio ha però resistito, lottando ogni giorno con la grande arma che accomuna chi vive un sogno: la passione per il proprio lavoro.

È passato ormai più di un secolo da quando Giovanni, il papà di Pio, venne chiamato alle armi durante la Grande Guerra. Fu proprio tra le fila dell’esercito italiano, in Turchia, che imparò e perfezionò il mestiere di calzolaio prima di tornare – cinque anni più tardi – nella sua Colle Santa Lucia. Finalmente poté sposarsi con Candida e da questo matrimonio è nato Pio, 91 anni fa.
Una vita passata a fare il suo lavoro dei sogni, con grande passione e dedizione. Non è mancato un giorno dalla sua bottega, Pio, che ancora oggi passa le sue giornate dietro il bancone del piccolo laboratorio a sistemare, aggiustare, spolverare e creare piccoli oggetti con materiale di scarto.
C’è stato un periodo in cui il lavoro era tanto e per fare un paio di scarpe ci volevano molte ore di lavoro e attenzioni. Pio ne ha fatte tante di calzature, delle più svariate misure e tipologie, per le feste e per il lavoro, per la quotidianità e per le grandi occasioni. E infatti ha le mani tipiche di un artigiano, di quelle mani che le guardi e capisci subito che nel tempo hanno fatto tante cose belle. E potrà essere capitato di sbagliare, di martellarsi un dito o di ferirsi con le forbici, ma il prodotto finale erano sempre scarpe di qualità, di quelle che oramai non se ne vedono più molte in giro.
Pio riconosce e racconta l’importanza di una manualità ormai quasi perduta, di come gli artigiani sappiano fare oggetti che hanno un’anima, che hanno un senso intrinseco. Sa di essere custode di un’arte magica, di una tradizione quasi completamente sparita in nome del progresso e dell’economia. Ed è proprio per questo che, passando per Colle Santa Lucia, fare due chiacchiere con lui è d’obbligo: per farsi raccontare la sua storia, toccare con mano una delle sue scarpe, osservarne i chiodini in legno, vedere come un oggetto così importante e per noi scontato nascesse dopo molte ore di duro lavoro grazie all’ingegno di persone come Pio. Si tratta di un passaggio importante, fosse anche solo per riempirsi il cuore del suo sorriso. Il sorriso di un uomo di montagna che qui ha vissuto la sua intera vita e che continua – giorno dopo giorno – a viverla con semplicità ed autenticità lì nel suo luogo del cuore, tra macchine da cucire antiche, ritagli di cuoio, vecchie scarpe e arnesi dappertutto.

 

Photo credits: Capitale Cultura

“Per fare un paio di scarpe fatte bene ci volevano dalle 18 alle 20 ore di lavoro!” - Pio Colcuc